Il genere determina il nostro agire quotidiano: gesti, comportamenti, riti sociali. Con la lente di ingrandimento della ricerca teatrale, il “bestiario privato” di Natasha Czertok si insinua, con una buona dose di autoironia, nelle dinamiche legate a quella che siamo soliti definire “normalità” e agli stereotipi in cui ci riconosciamo/ che rifiutiamo/ in cui ci sentiamo costretti. La “messa in forma” del mondo che l’essere umano mette in campo per essere efficace nel suo tendere all’universalità si serve, obbligatoriamente, di una modalità simbolica, ed è a questi simboli che si fa riferimento nella performance. Per arricchire questo sguardo la regista e interprete ha scelto la modalità del “laboratorio aperto” invitando un gruppo di persone eterogeneo per età, sesso, appartenenza etnica e sociale ad inviare i propri contributi.
“Le risposte alla mia lettera sono state molte e diverse. Frettolose, profonde, precise, dubbiose, critiche, divertite, inaspettate. Un vortice di immagini di forme e natura diversa. Ho sentito nella maggior parte delle persone a cui ho inviato la mia richiesta un deciso impegno, una spinta a mettersi in gioco, desiderio di esserci. Avevamo appena superato il lockdown e questo forse ha dato una spinta in più”.
Gli ambienti sonori sono creati da Vincenzo Scorza, attento scultore di suoni che introduce nei suoi pattern elementi anche molto diversi tra loro, talvolta discordanti, con risultati sorprendenti e raffinati che accompagnano e completano le azioni, contribuendo alla creazione di un caleidoscopio di creature che prendono vita su diversi livelli: quello drammaturgico, quello coreografico, quello simbolico.