La fine di un amore.
In scena una donna.
In scena un telefono.
In scena qualcuno in linea.
Il resto è… silenzio.
Versione rivisitata del classico di Cocteau che, nei suoi 94 anni di storia, ha visto tantissime trasposizioni teatrali a partire dal suo debutto il 15 febbraio del 1930 al Théâtre de la Comédie-Française, nonché operistiche e infine cinematografiche iniziando dal noto film di Rossellini con Anna Magnani fino all’ultima versione di Almodovar con Tilda Swinton.
In questo caso l’incontro artistico avviene tra Dimitri Milopulos e Valentina Banci già complici nel lavoro su 4:48 Psicosi di Sarah Kane qualche anno fa.
La storia è nota: una lunga telefonata tra una donna e un uomo che l’ha appena lasciata. Un monologo disperato, o meglio un dialogo di cui il pubblico sente la voce solo di uno dei due interlocutori, dovendo immaginare quella dell’altro. Ogni sospensione, ogni silenzio, ogni pausa diventano più che mai parole.
Lei, nella versione originale di Cocteau, è una donna comune che vive un dolore comune, in una situazione comune. Per usare le parole dell’autore “il personaggio è una vittima mediocre, totalmente innamorata, che tenta un solo inganno: tendere un appiglio all’uomo perché confessi la sua menzogna e non le lasci quel meschino ricordo”.
Ma, in questa nuova versione ideata da Dimitri Milopulos le cose si complicano ulteriormente perché “la vittima” è tutt’altro che mediocre. E la situazione non è una situazione comune. Lei non è una donna comune. L’altro interlocutore non è un uomo comune.
La telefonata ha luogo nella camera da letto di Marilyn Monroe, al 12305 Fifth Helena Drive, Brentwood, Los Angeles, California ed è il 4 agosto 1962 alle ore 21.
Dall’altra parte della linea c’è …